Poche esperienze al mondo richiedono così tanta delicatezza e sensibilità come la crescita e l’affiancamento di un cucciolo di un’altra specie.
Un cucciolo che entra nella nostra vita a circa 60 giorni sta vivendo un cambiamento estremamente significativo e rilevante, destinato a segnarlo, in negativo o in positivo, per sempre.
Il trasferimento dalla cucciolata alla nuova famiglia, che parla una lingua completamente diversa dalla sua, è generalmente traumatico.
Nuovo ambiente, nuovi odori, ma soprattutto zero certezze e zero punti di riferimento fidati a cui rivolgersi.
È un momento cruciale.
Il primo bisogno del cucciolo, indifeso e alle prese con una realtà completamente nuova, è quello di potersi affidare a qualcuno che gli spieghi in modo comprensibile e coerente come ci si comporta all’interno della nuova vita e che lo faccia sempre sentire compreso e protetto.
Nella maggior parte dei casi questo non avviene.
Un po’ per mancanza di strumenti conoscitivi, un po’ perché diamo per scontato che il cucciolo si adeguerà autonomamente alle nostre esigenze, un po’ perché le prime “problematiche” alle quali far fronte mettono a dura prova la nostra pazienza: bisogni in casa, abbaio insistente, pianto notturno, mobili ed oggetti rosicchiati, incapacità di stare da solo e via dicendo.
Senza un chiaro e credibile punto di riferimento che si prenda cura dei suoi bisogni, e per come la sua specie richiede, il cucciolo entra in confusione ed apprende velocemente che può fare affidamento solo su stesso, dando vita ad una gerarchia educativa che assumerà una reale importanza nel periodo adolescenziale, per poi trasformarsi in vero e proprio problema comportamentale in età adulta.
Potendo contare solo su stesso, manca la figura di mediazione tra il suo comportamento ed il mondo esterno, rafforzando così sempre più la parte genetica, sia nei pregi, sia nei difetti e creando convinzioni comportamentali che esalteranno la sua personalità ancora in formazione.
Allevare, affiancare, sostenere un cucciolo può essere un’esperienza entusiasmante destinata a lasciare il segno nella nostra vita per sempre, partendo dal presupposto che l’acquisto di un cane, o la sua adozione, avviene specialmente per ragioni affettive, spinte dal desiderio di accrescere la nostra persona grazie alla condivisione del quotidiano con il nostro cane.
Serve dunque la consapevolezza su ciò che il cucciolo vive in quel determinato momento della sua crescita, senza dimenticarsi che un cucciolo rimane tale per pochi mesi, mentre il futuro cane adulto convivrà con noi per molti anni.
È proprio all’interno di questo sottile confine che il percorso proposto al proprietario farà la differenza in ottica futura, rispettando le esigenze specifiche del cucciolo, nella sua crescita psicofisica, nello sviluppo cognitivo, nelle esperienze vissute, nei legami che cerca e di cui ha estremo bisogno, ma considerando anche cosa e chi diventerà nel giro di qualche mese.
Tra la nascita del soggetto e la preadolescenza è compreso un periodo definito “pedagogico”, ossia uno spazio temporale particolare all’interno del quale le capacità del cucciolo di assorbire e fare propri gli insegnamenti ricevuti è altissimo.
Non solo.
È un periodo estremamente proficuo anche per sopperire e recuperare eventuali mancanze, o traumi, vissuti o subiti nei primi mesi di vita, prima di essere accolto in famiglia.
Molti pensano che nella prima parte di vita il cucciolo debba conoscere il più possibile, ma non è così.
Vi sono diversi archi temporali all’interno dei quali per un cucciolo, in modo graduale, avviene la conoscenza della stessa specie (intraspecifica), di specie diverse dalla sua (interspecifica) e la conoscenza dell’ambiente.
Tutto ha un suo tempo, fermo restando che la prima esigenza assoluta è la sicurezza di essere accuditi.
Vediamo alcuni punti focali da conoscere.
QUANDO BISOGNA INIZIARE AD EDUCARE/ADDESTRARE UN CUCCIOLO?
Il prima possibile.
La situazione ideale, purtroppo utopia, sarebbe effettuare un incontro tra professionista e futuri proprietari prima di aver preso/scelto il cucciolo, per valutare lo stile di vita, l'ambiente, la composizione familiare e decidere l'eventuale razza, o tipologia di cane adeguata.
Questo accade molto raramente, a causa di una errata cultura cinofila generale, dove si tende a scegliere il cane più per una questione estetica che funzionale.
Altra situazione non frequente, ma che sarebbe opportuna, è il confronto professionista e futuri proprietari prima dell'arrivo del cucciolo.
Preparare la famiglia e l'ambiente prima che il cucciolo sia arrivato consente di evitare errori e di mettere in difficoltà il nuovo membro della famiglia che, come detto in precedenza, ha appena subito un cambiamento di vita importante.
Per cui, prima si comincia...... meglio è!!!
COME SCEGLIERE UN EDUCATORE/ADDESTRATORE A CUI RIVOLGERSI PER L'EDUCAZIONE DEL CUCCIOLO
Il consiglio primario è quello di informarsi e conoscere appieno lo stile ed il metodo utilizzato dal professionista, per poi andarlo ad osservare "sul campo", quindi all'opera, prima di scegliere definitivamente a chi affidarsi.
E' importantissimo sapere che
Quindi è opportuno scegliere con cura a chi rivolgersi.
E', di fatto, uno dei primi grandi atti d'amore che dobbiamo al nostro cucciolo.
PROBLEMATICHE FREQUENTI QUANDO UN CUCCIOLO ENTRA IN CASA
Questi i principali problemi:
- bisogni in casa
- abbaio/pianto
- distruttività
- uso del morso per comunicare
- mangia tutto ciò che trova
- non rimane a casa da solo
Ogni singola problematica è trattata nella sezione "problematiche frequenti", anche facendo riferimento specifico al cucciolo.
I bisogni in casa, in un primo momento sono la normalità.
E' ugualmente normale l'uso della bocca per curiosità e comunicazione, così come sono normali eventuali difficoltà legate alla solitudine.
E' molto utile limitare inizialmente lo spazio del cucciolo all'interno della casa, attraverso un kennel o un recinto, che si rivelano utili sia per la corretta educazione ai bisogni, sia per proteggere il cucciolo stesso da un ambiente che non conosce potenzialmente pieno di pericoli: la statistica personale mi dice che circa il 30% dei cuccioli arrivati al campo verso i 3-4 mesi hanno già necessitato di intervento veterinario causa ingerimento di materiale non commestibile.
Il cucciolo è un neonato di un'altra specie!
MEGLIO UN CUCCIOLO CALMO O UN CUCCIOLO "CANALIZZATO"?
Sempre più spesso si vedono nelle varie piattaforme "social" esercizi volti a calmare il cucciolo, affinchè impari a relazionarsi con "educazione".
E' realmente così?
E' realmente corretto chiedere ad un cucciolo un comportamento/atteggiamento da cane adulto?
La mia risposta è "no".
"Calmare" un cucciolo non fa parte della nostra filosofia di lavoro.
Un cucciolo deve avere il diritto di essere cucciolo e di comportarsi da tale, ovvero in modo scomposto, esuberante, invadente, pieno di energia e di vitalità, ovviamente seguendo la memoria di razza e considerando la fragilità fisica.
Insegnare ad un cucciolo a calmarsi equivale a privarlo della sua "infanzia", generando sofferenza relazionale verso il proprietario e mettendo le basi per un futuro cane adulto problematico.
Il nostro sistema di lavoro segue un'altra filosofia, ossia la canalizzazione delle doti caratteriali - che in un cucciolo saranno in formazione - nel rispetto dell'età biologica e della crescita fisiologica che essa comporta.
Signifca dare al proprietario gli strumenti conoscitivi e tecnici per poter canalizzare l'energia e l'esuberanza del cucciolo all'interno del comportamento desiderato, attraverso giochi di collaborazione mirati alla memoria di razza ed attraverso una corretta gestione nella vita di tutti i giorni.
Zero inibizione, zero calma.
QUALI ESERCIZI EFFETTUARE CON UN CUCCIOLO
Cucciolo seduto.
Cucciolo a terra.
Cucciolo "addestrato" al richiamo.
Nulla di tutto questo crea realmente rapporto e fiducia se non vi è alla base una corretta gestione del cane, e se non vengono dati al proprietario gli strumenti di lettura adeguati per poter comunicare in modo efficace con il cane e poterlo comprendere nei suoi bisogni primari - fisiologici e psicologici.
Il "richiamo" non è un esercizio addestrativo.
Il "richiamo" è un comportamento che il cucciolo mette in atto spontaneamente se si sente compreso, capito ed al sicuro.
Il cane è un animale sociale, vive per il suo branco, in modo particolare un cucciolo.
Una tecnica utilizzata per "insegnare" al cane a non allontanarsi è quella di far nascondere il proprietario appena non lo guarda.
Tecnica che, personalmente, non utilizzo mai con un cucciolo, perchè la considero una mancanza di rispetto al cucciolo stesso, che ha il diritto di esplorare sapendo che il suo punto di riferimento lo sostiene e lo incoraggia.
In poche parole, insegnare la vicinanza al proprietario facendo leva sul senso di abbandono che il cucciolo prova in quel momento lo considero una forma di coercizione psicologica dannosa ed estremamente persicolosa in ottica futura.
Ancora più importante è sapere che più si utilizzerà il cibo nell'educazione del cucciolo, più si disintegra il rapporto reale, che va ben oltre un misero e limitativo "dare - avere".
Il cane è molto di più di tutto questo.
Due piccoli esercizi, costruiti sotto forma di gioco, che quasi sempre utilizziamo con i nostri proprietari riguardano la costruzione della camminata al fianco e la costruzione del segnale "terra", che sono per me fondamentali nella gestione del futuro cane adulto, soprattutto se inserito in un contesto urbano.
LA SOCIALIZZAZIONE
I primi mesi di vita sono importanti affinchè il cucciolo conosca l'ambiente che lo circonda, i conspecifici e l'essere umano.
In ordine cronologico, vi è una primissima fase dove il cucciolo socializza con i conspecifici, quindi mamma e fratellini/sorelline.
Successivamente entra in contatto con l'essere umano, ed in ultima istanza con l'ambiente.
Il lavoro effettuato dall'allevatore, nella selezione dei cani e nella gestione della cucciolata, è di fondamentale importanza.
Non sono rari cuccioli con alte difficoltà a livello ambientale.
Non è vero sostenere che il cucciolo debba conoscere tutto ed al più presto.
Ci sono dei tempi fisiologici da rispettare.
Portare un cucciolo di 2 o 3 mesi ad una sagra, ad una festa, in un ristorante o - in generale - in un luogo ricco di confusione, non equivale a garantirne la socializzazione, bensì ad una ennesima forma di "maltrattamento velato", legata per lo più alle esigenze dell'essere umano rispetto a quelle del cucciolo stesso.
Non è ugualmente corretto sostenere che il cucciolo debba socializzare con più cani possibili.
I cani non sono tutti uguali ed un cucciolo alle prime esperienze di vita è vulnerabile.
Vanno quindi scelti con estrema cura i cani adulti con cui farlo interagire, valutandone l'equilibrio caratteriale e l'esuberanza fisica.
L'IMPORTANZA DEL SONNO
Statisticamente circa il 60% dei cani arrivati al campo in età adolescenziale presenta problemi comportaentali legati alla mancanza di sonno nell'età cruciale tra i 2 e i 9 mesi, che hanno generato un aumento del livello endorfinico rendendolo patologico.
Un cucciolo dovrebbe dormire 18 - 20 ore al giorno, in totale tranquillità, senza essere disturbato.
Anche per questo motivo si raccomanda l'utilizzo di un kennel confortevole, da posizionare in casa in ambiente tranquillo, lontano da confusione e/o rumori forti.
CURA E MANIPOLAZIONE
Se l'allevatore ha effettuato un buon lavoro, il cucciolo tendenzialmente non avrà problemi a farsi ispezionare e controllare.
Ma non sempre è così, soprattutto per quei cuccioli che non nascono in allevamenti professionali.
Alcuni soggetti manifestano sofferenza psichica al contatto fisico e alla manipolaziona generale.
Bisogna abituarli fin da subito per evitare problemi in ottica futura?
Non è proprio così.
Dipende dal motivo per cui il cucciolo non ama essere toccato.
Se la motivazione è legata ad una ipersensibilità cutanea, può essere utile la manipolazione a scopo abituativo.
Se la motivazione è legata ad una diffidenza sociale caratteriale, costringere il cucciolo alla manipolazione - altro maltrattamento velato - genera le basi per un futuro cane adulto morsicatore, con deficit relazionali con il proprietario e, spesso, con gli estranei.
La diffidenza sociale va rispettata, soprattutto nei confronti di un cucciolo che sta vivendo una fase di vita sensibile all'interno della quale può solo subire.
Un cucciolo dotato caratterialmente di diffidenza sociale va "aspettato" e "conquistato".
Il suo "sì" è una porta che si apre dall'interno, con pazienza e dedizione.
ERIKA STRIULLI ADDESTRAMENTO CANI ED ACCADEMIA FORMATIVA CINOFILA
SOCIETA' SPORTIVA DILETTANTISTICA A RESPONSABILITA' LIMITATA SIGLA: ERIKA STRIULLI A.C.A.FO.C. S.S.D. A R.L.