Relazione. In molte occasioni all’interno dei miei studi cinofili mi sono imbattuta in questa parola, così potente, così ricca di significato, a tal punto da essere per me motivo costante di riflessione.
Cos’è una relazione? Cosa implica? In quale modo può condizionare la nostra vita? E ancora, quali sono i principi, gli ideali, sopra i quali costruirla e coltivarla?
Probabilmente a tutte queste domande non c’è, e non ci sarà mai, una risposta univoca, una verità assoluta, ed il bello è proprio questo.
Ogni relazione ha un suo particolare fascino proprio perché unica.
Ognuno di noi è, per l’appunto, un individuo unico ed irripetibile, con la sua storia, le sue ambizioni, i suoi istinti, le sue ideologie, la sua cultura, le sue ansie, le sue paure, le sue aspettative.
Non potendo esistere nell’intero universo un essere vivente uguale identico ad un altro, va da sé che all’interno delle relazioni costruite nella nostra vita vi è sempre qualcosa di speciale che parla di noi.
E dell’altro.
Già, perché affinché una relazione sia definita tale è indispensabile che la connessione sia attivata almeno con un altro individuo, che ugualmente si presenterà a noi con il suo vissuto, il suo carattere ed altrettante diverse aspettative.
È proprio dal sentiero comune che intraprendono due personalità che nasce il “dannato” fascino della relazione, all’interno della quale vi è uno scambio quasi magico di tutto ciò che siamo e non siamo.
Se questo risulta essere estremamente complesso nei rapporti costruiti tra esseri umani – stessa specie – figuriamoci quanto può risultare difficile tra individui appartenenti a specie diverse, nel nostro caso cane e uomo.
Come spesso accade, ciò che si presenta come maledettamente ambizioso ed impegnativo nasconde un lato infinitamente magico, quasi fiabesco, perché ci può veramente rendere protagonisti di un qualcosa di assolutamente incredibile ed allo stesso tempo devastante, come l’amicizia profonda condivisa con un cane.
È grazie ai cani che le mie domande si rinnovano ogni giorno, quasi fosse un obbligo morale nei loro confronti dover mettere sempre in dubbio ogni apparente convinzione maturata sul campo.
Ogni qual volta pensavo di aver trovato molte risposte ai miei dubbi, puntualmente, arrivava un nuovo cane a rimettere scompiglio alle mie idee.
Ciononostante credo di poter osare dicendo che due parole hanno trovato una costante all’interno di ogni legame stretto con un cane: conoscenza e disponibilità.
Pensandoci bene, com’è possibile apprezzare le qualità caratteriali infinite di un cane se non si conoscono i suoi strumenti comunicativi?
Com’è possibile prendersi cura di un amico se non si conoscono le sue esigenze psicofisiche ed i suoi bisogni tipici di specie?
Com’è possibile affiancare un cucciolo se non si conosce il momento di vita che sta attraversando e cosa esso comporta?
Come si fa a far esprimere un cane in tutto il suo potenziale se non si conoscono le sue attitudine tipiche di razza?
Come si gode appieno di una personalità se non se ne riconoscono le doti caratteriali?
Senza conoscenza la relazione instaurata non può che essere deficitaria e con un potenziale inespresso che aspetta solo di uscire.
Tuttavia non basta.
L’amicizia indelebile con un cane richiede molto di più.
Per potersi relazionare con l’altro è doveroso conoscere sé stessi, viaggiare nella nostra mente e nelle nostre emozioni, consapevoli che al proprio cane non si può mentire e che i sentimenti che quotidianamente proviamo sono per questo incredibile animale un canale comunicativo privilegiato all’interno del quale si sviluppa la sua intera esistenza.
Non può quindi venir meno da parte nostra la totale disponibilità alla comprensione mettendoci in discussione, in quanto principali responsabili della futura vita del nostro cane.
Un percorso relazionale richiede quindi un’attenta ed accurata valutazione del comportamento del cane, un’analisi del contesto in cui vive e del nucleo familiare dentro al quale impara a conoscere sé stesso, affinché venga proposto un piano di lavoro adeguato, cucito su misura, che vada a soddisfare le esigenze di cane e proprietario, creando una relazione forte, stabile e duratura nel tempo.
Ogni professionista cinofilo ha una sua personale visione di quello che dovrebbe essere il rapporto uomo - cane e, di conseguenza, lavora e crea assieme al proprietario percorsi che vanno a rispecchiare le sue idee relazionali, educative e gestionali, applicando le metodologie che ritiene più opportune e che saranno coerenti con le sue ideologie.
Io rimango fermamente convinta che costruire una relazione di fiducia richieda tempo, pazienza e costanza.
La credibilità ed il rispetto agli occhi del cane vanno guadagnati, giorno dopo giorno, dimostrandosi affidabili, coerenti e presenti.
La maggior parte dei problemi comportamentali nasce a causa di una relazione sbilanciata tra cane e proprietario.
Raramente un problema che poggia le basi su una mancanza di fiducia può essere risolto nel giro di qualche ora, o giorno.
I rapporti veri, sinceri, leali e profondi richiedono fatica.
Da qui la convinzione che il punto di partenza, qualsiasi sia l’obiettivo da raggiungere, sia una matura consapevolezza su ciò che comporta un’educazione relazionale “intima”, "esclusiva", come quella che un cane richiede.
Il cane accompagna l’evoluzione umana oramai da millenni.
Gli studiosi rilevano frequentemente reperti antichissimi nei quali vi è già una rappresentanza dell’amicizia e della fedeltà del cane nei nostri confronti: pitture rupestri, geroglifici, affreschi.
Nei secoli scorsi la diffusione del cane era parzialmente limitata e circoscritta ad un determinato tipo di ambiente. Il cane era considerato a tutti gli effetti un componente fondamentale del branco misto, con un funzione specifica che solo lui poteva svolgere; basti pensare ai cani da pastore messi a protezione e a difesa del gregge, o ai cani da caccia, o ai cani da protezione delle masserie, o ai cani da difesa inseriti nell’esercito.
Il cane aveva dunque un suo ruolo specifico ed il suo valore era strettamente legato alle sue abilità lavorative.
È evidente che il mondo di oggi è diverso, tanto per noi, quanto per il cane.
La condivisione tra cane e proprietario si è spostata prevalentemente nella sfera emotiva e sentimentale, ed è diventata a tutti gli effetti una condivisione totale: condividiamo ambiente, spazi, frustrazioni, felicità, un quotidiano frenetico e spesso in ambito cittadino/urbano.
Tutto ciò comporta gioie, ma anche difficoltà.
Pochi sguardi al mondo colpiscono così nel profondo come lo sguardo di un cane, perfettamente in grado di generare stupore, empatia, rinascita, ma anche frustrazione, nervosismo e senso di colpa.
Proprio perché la maggior parte dei problemi comportamentali trova la sua causa all’interno di una relazione errata e confusa, risulta evidente che impostare fin dal principio un rapporto sano, leale e coscienzioso aiuti a prevenire situazioni spiacevoli e, in alcuni casi, dolorose.
È indubbio che, per avere un branco funzionante e funzionale alle esigenze di tutti, deve esistere un’armonia che vada oltre il semplice piacere dello stare insieme: ognuno deve conoscere qual è il suo ruolo e debbono esistere riconoscimenti di leadership verso chi dimostra di sapere interessarsi primariamente al gruppo.
Questo concetto prevede inevitabilmente l’acquisizione dei ruoli di responsabilità ad esso legato.
È proprio in tal senso che personalmente considero il cane un magnifico ed inaudito insegnate per tutti noi.
ERIKA STRIULLI ADDESTRAMENTO CANI ED ACCADEMIA FORMATIVA CINOFILA
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