Tra i primi lavori che generalmente imposto all’interno di un percorso c'è il tema del richiamo, poiché consente a cane e proprietario di poter vivere momenti di libertà e spensieratezza in contesto non urbano. Chi partecipa ai miei corsi per diventare educatore cinofilo sa bene che il richiamo è un vero e proprio termometro capace di misurare il livello di relazione fra cane e proprietario.
Sono molteplici i motivi che portano il cane a non tornare al richiamo, ad esempio curiosità verso l’ambiente o verso altri cani, ma sempre alla base vi è un problema relazionale di rapporto tra cane e proprietario.
Molto spesso il richiamo viene considerato un mero esercizio addestrativo, in realtà non è così.
E' una tematica che va ben oltre una mera costruzione tecnica, ed è giusto sviscerarla per poter comprendere appieno quanto sia indicativa per poter effettuare una valutazione sulla qualità di vita che sta vivendo il cane in quel preciso momento della sua vita.
Vediamo dunque alcuni punti focali sui quali è giusto riflettere.
Il cane è, per definizione, un animale sociale. La socialità è quindi una dote caratteriale che contraddistingue la sua specie, a prescindere dalla razza, dall'età e dal sesso. Avremo cani dotati di alta socialità, cani dotati di media socialità e cani dotati di bassa socialità, mai avremo un cane privo di socialità. Sorge spontanea una domanda: cosa si intende per socialità? Come si valuta? Come si legge nel comportamento del cane?
La socialità è la dote che innesca l'interazione e la comunicazione con il leader, può essere definita come la propensione naturale e spontanea del cane di cercare il proprio leader, attraverso uno scambio di segnali reciproci spesso poco visibili ad occhi inesperti.
La socialità è una dote meravigliosa, ma estremamente fragile.
Basta poco per condizionare il cane in negativo, riducendo drasticamente la fiducia che inizialemente avrebbe voluto riporre nel suo leader.
In tal senso gioca un ruolo fondamentale il bagaglio di esperienze che il cane ha vissuto assieme al suo proprietario fin dal primo giorno in cui si sono incontrati.
Se la socialità non è stata intaccata attraverso situazioni di conflitto tra cane e proprietario, chiusure o inibizioni comportamentali, sarà spontaneo per il cane, anche in condizione di libertà, avere sempre un occhio vigile sui movimenti del proprietario e seguirne la direzione.
Essere animali sociali significa mettere il branco al primo posto, affidandosi alle decisioni del proprio leader, che dovrà essere riconosciuto dal cane come tale per essersi conquistato la sua fiducia attraverso credibilità, affidabilità, comprensione, competenze.
E' per questo motivo che, escluse razze selezionate per uno scopo preciso come i cani da caccia in seguita - per i quali va costruito un lavoro particolare - il richiamo non dovrebbe essere necessario in caso di corretto rapporto cane - proprietario.
La gestione del cane nella vita di tutti i giorni alimenta o disintegra la fiducia che il cane ripone nei nostri confronti, per questo motivo anche quando va ricostruito il richiamo del cane - a causa di una relazione già intaccata negativamente - non è possibile ottenere dei risultati solo attraverso sedute addestrative, bensì va rivista completamente la conduzione di vita generale.
Ripartiamo dalla socialità, dote caratteriale presente in tutti i cani.
Generalmente quando il cane non cambia intensità e velocità nel comportamento dopo aver udito la voce del proprietario, significa che la socialità è completamente da ricostruire.
Anche in questo caso è necessario capire quali doti caratteriali contraddistinguono il cane, per poter dare al proprietario i corretti strumenti di lettura comportamentale.
Proprio perchè adulto, e quindi con maggiori esperienze vissute, il lavoro con il cane adulto potrebbe richiedere più tempo per avere dei risultati visibili, rispetto ad un cucciolo o cucciolone.
Il cane maschio è più propenso a testare la scalata gerarchica e ad assumere il ruolo di leadership che la vita di branco richiede. E' più motivato a competere, anche fisicamente, ed è più propenso alla territorialità. Costruire una relazione che comporti affidabilità di richiamo richiede carisma, pazienza, costanza e tempo. Il cane maschio possiede, mediamente, maggiore atletismo rispetto ad un cane femmina, ed una spinta ormonale completamente diversa, che tende ad "allontanare" il cane dal proprietario. Per contro, il cane femmina, oltre ad essere fisicamente meno prestante, è più propensa, anche ormonalmente, alla vita di branco in condivsione sociale. Sono molto più frequenti le femmine "gregarie" rispetto alle "leader", estremamente rare. Per questo è, generalmente, più facile costruire un richiamo affidabile con un cane femmina, fermo restando le doti caratteriali dell'individuo, la soggettività, la memoria di razza ed il bagaglio di esperienze vissute. Tutto questo porta ovviamente ad una valutazione che sarà unica.
Il cane deve essere messo nelle condizioni di apprendere. Un contesto ambientale ricco di stimoli non è il contesto ideale per consentire al cane di ragionare: se abbiamo un cucciolo e ci sta ancora conoscendo, l'ambiente dove iniziare ad innescare la socialità per il richiamo deve essere conosciuto e con pochi stimoli.
Il cucciolo ha bisogno di conoscere noi e di sentirsi al sicuro. Nel caso di cuccioloni adolescenti e/o cani adulti, se si lavora sul richiamo signifca essere in recupero relazionale. Se si è in recupero relazionale significa che il contesto ambientale nel quale far lavorare il cane deve essere un contesto che permetta al cane di focalizzarsi sul proprietario, che dovrà riconoscere sotto nuova veste. Non ha alcun senso lavorare il richiamo con cani in recupero relazionale all'interno di contesti ricchi di stimoli, che alimentano stress ed ulteriore conflitto sociale, soprattutto quando il lavoro è all'inizio ed il recupero è appena cominciato.
Come detto in precedenza: la socilità è una dote spontanea figlia del rapporto. Su cosa si deve basare questo rapporto? Parliamo di rapporto commerciale se instauriamo un rapporto "dare - avere", cinico e privo di emozioni. Parliamo di rapporto intimo se instauriamo un rapporto basato su fiducia, autovalorizzazione, rispetto.Credo fermamente che il cane, come specie sociale, esprima il suo massimo potenziale se il rapporto instaurato con il suo proprietario appartiene alla seconda categoria descritta. Utilizzare il cibo per innescare la socialità è il modo migliore per distruggere la spontaneità di comportamento.
Faccio un esempio.
Ho un nipote di 7 anni.
Vado a trovarlo. Lui mi vede e, in modo spontaneo, mi abbraccia. Dopo avermi abbracciata gli regalo 50 euro.
Cosa succederà la prossima volta che andrò a trovarlo?
Mio nipote mi abbraccerà nuovamente.
A quel punto la questione sarà: mi ha abbracciata perchè voleva, perchè lo "sentiva", o mi ha abbracciata per ottenere in cambio 50 euro?
Ecco, abbiamo così distrutto un comportamento spontaneo, poggiato su una dote reale, e costruito un comportamento condizionato da una risorsa, che prontamente allontana il rapporto tra me e mio nipote.
Questo è esattamente ciò che succede ogni qual volta il richiamo viene lavorato banalmente attraverso un mero scambio commerciale.
Indubbimente anche io utilizzo risorse quali cibo e gioco per le lavorazioni con i cani, ma costruendo situazioni che spingono le doti caratteriali forti del soggetto in questione, affinchè non sia la risorsa a fare la differenza, ma venga vista solo ed esclusivamente come un incentivo iniziale per mettere in realzione cane e proprietario.
Se il lavoro è costruito nel modo corretto, non sarà necessario che il proprietario abbia tasche piene di cibo ogni qual volta esce con il cane, diventando così un mero dispenser perfettamente sostituibile con qualcun altro, privo di valore per il cane.
Soprattutto con i cani dei "privati", ossia cani non da gare, è importante semplificare il più possibile il lavoro affinchè il cane non abbia confusione e, anzi, abbia ben chiaro il comportamento da attuare. L'utilizzo del nome, come unico suono di riferimento, è per me il modo migliore per impostare il richiamo in spazi aperti. Inserire un secondo comando, ovvero un secondo suono, comporta un ulteriore lavoro apprenditivo per il cane, che dovrà distinguere quale comportamento è abbinato al primo suono e quale comportamento è abbinato al secondo. Generalmente il cane associa al suo nome lo sguardo diretto verso il proprietario ed un secondo comando - secondo suono (vieni!) - al richiamo.
Quando costruisco il lavoro, soprattutto con determinate razze, il mio concetto di richiamo è "nome = richiamo", senza ulteriori sbavature.
Il rischio confusione è troppo alto.
Il corretto uso della voce è alla base della socialità. Il tono, la frequenza e l'intensità determinano il tipo di segnale che arriva al cane.
Puntualmente è anche lo strumento che il proprietario ha "banalizzato" e " compromesso" maggiormente, quindi da ripristinare completamente affinchè il cane gli dia il giusto valore.
Il cane ha un'abilità molto più elevata della nostra nella lettura delle posture e della prossemica, ossia l'utilizzo dello spazio a scopo comunicativo.
Spesso si vede il proprietario abbassarsi allargando le braccia nel tentativo di incentivare il richiamo del cane, postura completamente sbagliata che ingigantisce l'immagine posturale del proprietario inibendo di frequente il cane. Una postura frontale è diversa da una postura laterale. Essere completamente chinati sul cane è diverso rispetto ad essere nel proprio cilindro prossemico, senza invadere lo spazio intimo del cane.
Con i cuccioli è consigliato abbassarsi e lasciare che siano loro ad invadere il più possibile la nostra zona intima, prendendo confidenza con il nostro corpo.
Adolescenti e cani adulti seguono altre filosofie, legate al bagaglio di esprienze vissute, che hanno già determinato un bagaglio comportamentale e relazione, e legato alla memoria di razza, oltre al sesso del cane.
Essendo cani tendenzialmente in recupero relazionale, meno si risulta invasivi ed impositivi con la postura, meglio è.
Con i cani da caccia, soprattutto con i cani da seguita, proprio perchè geneticamente predisposti all'allontanamento attraverso la selezione comportamentale tipica di razza, può essere molto utile non solo il gps attaccato al collarino, ma anche l'impostazione del richiamo attraverso il fischietto.
Il suono risulta così essere più forte, in grado di arrivare su lunghe distanze e perfettamente riconoscibile dal cane.
L'utilizzo del fischietto, in quanto suono neutro privo di stati emotivi da parte del proprietario, è consigliabile anche per tutti quei cani che vivono rapporti di conflitto con il proprietario e che necessitano di tempo per rivalutare in positivo la voce del proprietario stesso.
Se il cane (non cucciolo) non torna, signifca che qualche paramentro di lavoro è stato sbagliato. Lo abbiamo inserito nel giusto contesto affinchè potesse apprendere? Abbiamo rispettato la sua stanchezza o lo abbiamo sommerso di richiami per un tempo indefinito? Sono queste le cause che frequentemente portano il cane ad attuare comportamenti diversi da quelli richiesti: contesto ambientale e tempi. Quando un cane apprende, in questo caso impara a conoscere il proprietario e ad affidarsi, ha bisogno di tempo. Tutto deve essere costruito attraverso vari step, che devono rispettare i suoi tempi di apprendimento.
Come detto all'inizio, il richiamo è una tematica molto importante.
E' forse il comportamento che mette in risalto maggiormente il livello di rapporto a cui sono arrivati cane e proprietario.
"Non torna perchè è distratto, è normale."
"Non torna perchè non hai nulla in cambio da dargli".
"Non torna perchè è maschio".
"Non torna perchè è caratterialmente dominante".
Queste sono solo alcune delle idiozie che hanno il ruolo di slogan cinofilo, per poter giustificare le mancanze del proprietario verso il cane o le carenze dell'educatore cinofilo/addestratore che lo ha aseguito.
Il richiamo significa sicurezza.
Il richiamo significa libertà.
Il richiamo significa rispetto per gli altri.
Il richiamo significa relazione.
ERIKA STRIULLI ADDESTRAMENTO CANI ED ACCADEMIA FORMATIVA CINOFILA
SOCIETA' SPORTIVA DILETTANTISTICA A RESPONSABILITA' LIMITATA SIGLA: ERIKA STRIULLI A.C.A.FO.C. S.S.D. A R.L.