Possiamo paragonare l’ambito educativo ad una tela completamente bianca, sopra la quale, senza alcun condizionamento, è possibile dare forma al disegno che noi desideriamo.
Ci troviamo di fronte a questa situazione generalmente quando il cane, cucciolo o adulto che sia, è appena stato inserito nel nuovo contesto familiare.
Proprio perché tutto è sconosciuto, e se non ci sono stati traumi o mancanze determinanti nel vissuto precedente, il proprietario ha la possibilità di usare questa nuova “esperienza primaria” a suo favore, mettendo in chiaro fin dal primo momento agli occhi del cane quali regole comporta la nuova vita insieme.
La relazione ed il rapporto sono, in questo caso, paragonabili ad una tela bianca.
Differente e più complesso è l’ambito rieducativo, che, nella pratica, racchiude una buona parte dei cani che arrivano al campo.
La tela non è più bianca, bensì porta con sé dei segni evidenti con i quali il professionista dovrà fare i conti, per cogliere in breve tempo quale sia la strategia comunicativa più efficace affinché venga messa in atto una modifica comportamentale e relazionale.
Se la problematica riguarda un conflitto sociale, sia esso interno al nucleo familiare o esterno, sarà obbligatorio andare ad intervenire sulle convinzioni che il cane si è creato rispetto al suo ruolo, al suo posizionamento gerarchico e al modo più appropriato di convivere con l’ambiente.
Non raramente questa tipologia di problema comporta un uso del comportamento aggressivo.
Se invece il comportamento nasce da un problema interno al cane stesso, a causa di forti traumi o mancanze vissute in età pedagogica, l’intervento sarà mirato alla modificazione della visione che il cane ha del mondo e di sé stesso.
In tal caso il cane può sviluppare ansie, fobie, paure o comportamenti patologici anche se inserito all’interno di un contesto educativo e relazionale corretto.
Non c’è un’età specifica per poter parlare di rieducazione.
È capitato nel corso degli anni di imbattersi in cuccioli psicologicamente già segnati da un passato burrascoso.
O cani estremamente giovani perfettamente in grado di manifestare un’aggressività precoce.
Così come raramente un cane uscito dal canile non porta con sé i segni di quel preciso contesto ambientale.
Più il cane è giovane, più facilmente avrà la possibilità di concedersi un’altra occasione e di modificare l’immagine che si è costruito della vita.
Contrariamente un cane adulto, o anziano, avrà più difficoltà e richiederà tempo e pazienza da parte di chi lo affianca.
A volte ciò che noi riteniamo semplice, banale e scontato, per un cane non lo è.
Aspettarli, rispettando i loro tempi è la prima, grande, forma d’amore nei loro confronti.
Dal punto di vista professionale, l'ambito rieducativo richiede quindi grande attenzione, una sofisticata lettura dei dettagli e conoscenza in merito alle decisioni da prendere sul tipo di intervento, considerando che il cane e la famiglia si trovano già in grande difficoltà e che con soggetti aggressivi di grossa taglia il grado di pericolosità è alto.
In più occasioni abbiamo riscontrato diversità comportamentale nel cane a seconda del sesso del professionista con cui si stava relazionando.
Il bagaglio di esperienza vissuto in precedenza dal cane, lo porta inevitabilmente ad aver già etichettato in un determinato modo le figure femminili e le figure maschili, e questo è valido sia per i cani fobici, sia per i cani patologici, sia per i cani aggressivi.
Talvolta chiedo consulenza alla Dottoressa Francesca Marchiori, veteriniaria comportamentalista ed educatrice cinofila ASC.
ERIKA STRIULLI ADDESTRAMENTO CANI ED ACCADEMIA FORMATIVA CINOFILA
SOCIETA' SPORTIVA DILETTANTISTICA A RESPONSABILITA' LIMITATA SIGLA: ERIKA STRIULLI A.C.A.FO.C. S.S.D. A R.L.